Gli ostacoli, i primi organizzativi, finanziari che sembrano insormontabili: "I Avianesi i xe solo criticoni; e quei del Comun i xe quattro bacucchi che i te mete solo i bastoni fra le rode" aveva detto il patron e vecchio Angelica, troncando il discorso. Sbagliò il fondatore a giudicare i suoi concittadini, gli Avianesi che sul finire dell'agosto del '69 si presentarono in massa ad applaudire il loro e i due gruppi amici, che accettarono di partecipare gratuitamente. Alla prima rassegna del Folclore come palco un rimorchio americano in piazza Duomo. Luci e audio molto alla buona e poche sedie, riservate alle autorità; eppure gli applausi fioccarono sinceri, sotto un cielo bellissimo. Il Festival nasceva per durare. Dalla piazza allo stadio, dallo stadio all'oratorio, nel tempo i luoghi cambiano, i gruppi aumentano, ma lo spirito rimane quello. Persino nella grande tragedia della nostra zona, il terremoto del '76, il festival non si ferma, si colora di solidale partecipazione, di fratellanza: non più vaghe e astratte parole ma fatti. Il Friuli era stato duramente colpito, i danzerini si recarono dove maggiori erano stati i danni per portare il loro aiuto. La volontà di ripresa e di ritorno alla vita dei Friulani è divenuta proverbiale: ad agosto quattro gruppi dalle zone colpite si esibirono sul palco avianese. Il sanguinoso attentato della stazione di Bologna nel 1980 non impedisce al gruppo di Imola di partecipare alla rassegna dopo numerosi solleciti, e attorno agli amici emiliani si stringe tutto il nostro paese. Solo il cordoglio, il dolore che tocca il gruppo da vicino nel '79 riuscirà a fermare il Festival: il gioioso clima che lo precede, l'impegno sorridente vengono a mancare sulle strade della Grecia. Il 24 maggio a Larissa un incidente: cinque danzerini perdono la vita. La passione e lo zelo hanno portato la rassegna ad ingrandirsi, arricchirsi, aprirsi a nuovi orizzonti: il Festival è ormai un ineliminabile costante, un appuntamento fisso nel calendario avianese.